Giovedì 26 Marzo a San Giobbe si è tenuto il Marketers MakeIT! 2015 – La stampa 3D: il nuovo artigianato digitale. Oggi, a distanza di una settimana, vogliamo farvi rivivere quella giornata, sia per le persone che si sono perse questo evento, ma anche per coloro che hanno partecipato.
L’evento si è aperto con l’ intervento del professor Stefano Micelli che ha introdotto i temi della giornata, sottolineando come la tecnologia possa convivere con l’artigianato e la tradizione manifatturiera, consentendo una serie di vantaggi.
Tre sono i principali driver dell’artigianato 2.0: la tecnologia, l’internazionalizzazione e il marketing. La tecnologia, infatti, consente all’artigiano di sfruttare maggiormente il potenziale della sua manualità, generando prodotti diversi e ascoltando il consumatore; l’internazionalizzazione, oltre ad abbattere le barriere spazio-temporali volte alla vendita online, porta anche ad una contaminazione delle idee, permettendo di non rimanere prigionieri dei propri schemi; il marketing, e in particolare la comunicazione, riveste infine un ruolo fondamentale: un prodotto infatti per essere percepito come unico deve essere comunicato, il prodotto non parla da sé. Diventa necessario, quindi, puntare sempre di più verso uno storytelling digitale, spiegando i valori, la storia del prodotto e la sua ricercatezza.
Ci si è poi addentrati all’interno del progetto Fablab a scuola, partner dell’evento, grazie alla presentazione di Silvia Oliva e dei ragazzi che partecipano a questo progetto che ci hanno dato una testimonianza diretta da chi ogni giorno vive in prima persona le dinamiche, le sfide, ma anche le soddisfazioni regalate dai fablab.
E’ così che abbiamo scoperto che il Centro Moda Canossa di Trento, con il suo fashion fablab, ha voluto applicare la tecnologia per rispondere a un bisogno comune creando una borsa intelligente comandata da Arduino e personalizzabile con un’immagine incisa con il laser. Tra le varie funzioni, è possibile impostare un peso standard e se il sensore rileva che la borsa è più leggera del solito, ti avverte che forse hai dimenticato qualcosa.
Si sono poi susseguiti gli interventi dell’IPSIA Giorgi e ITIS Marconi di Verona che hanno costruito un cuore con gli ingranaggi e dell’IPSIA Galileo Galilei di Castelfranco Veneto con i suoi droni, con cui è stato possibile sperimentare trasporti e consegne di farmaci nel territorio, in collaborazione con una farmacia locale.
L’ITIS Alessandro Rossi e ITIS Meccatronico Veneto di Vicenza, invece, offrono un biennio di specializzazione post-diploma in cui costruire competenze tecniche di alto profilo a contenuto fortemente operativo, in cui i principali campi di applicazione sono: la robotica, l’automazione industriale, i sistemi meccanici automatici degli autoveicoli, i sistemi legati alla produzione aerospaziale e biomedicale.
Per finire, l’ITIS Marconi di Padova ci ha illustrato la sua concezione di fablab, che vuole essere un laboratorio tecnologico avanzato dove confrontarsi, condividere e collaborare per lo sviluppo di nuove idee.
Tutto ciò non sarebbe stato possibile senza un sostegno finanziario, ed è qui che si è data la parola a Martina Lodi, una delle fondatrici di Ginger, un sito di crowdfunding per l’Emilia Romagna la cui forza sta proprio nella sua territorialità. Martina ha toccato diversi punti spiegando perchè il mondo maker e il crowdfunding è un “matrimonio che sa’ da fare” e quali sono le sue proiezioni a livello territoriale e perché di fatto sfocia nell’ innovazione sociale.
Un’analisi più approfondita è stata volta a delineare i fattori costitutivi di questa tipologia di finanziamento (tanto per citarne alcuni: raccolta fondi, la folla, internet, la creazione di un network, la fiducia, la trasparenza e la reputazione); passando poi a quelli che sono gli step che caratterizzano le fasi pre, durante e post di una campagna di crowdfunding. Ad esempio, durante la campagna, è molto importante fare storytelling, far parlare di sé e scegliere i mezzi più idonei per comunicare (Facebook è adatto a raccontare le diverse fasi della campagna, mentre Twitter si presta bene a fare lo storytelling di uno specifico evento). Nella fase post, invece, non bisogna dimenticarsi di aggiornare continuamente la community e sfruttare i feedback, grazie alla propria lista contatti. Il crowdfunding, quindi, non è solo una raccolta fondi, ma è anche: marketing, networking e community engagement, sensibilizzazione del territorio della community, prototyping, prevendita e test di mercato, oltre che combinazione con altre forme di finanziamento.
Elia de Tomasi, per Fablab Venezia, ha presentato la “fabbrica del saper fare”, raccontando come la rete di artigiani sta iniziando ad usare questi nuovi materiali digitali.
Essi si trovano così a produrre nell’era della terza rivoluzione digitale: un mondo caratterizzato da laboratori sperimentali che, grazie all’uso delle tecnologie, diventano dei veri e propri modelli d’impresa. In questi ambienti, dominati sia dal capitale umano che dalla trasversalità nell’utilizzo di prodotti tecnologici e di ultima generazione, si modella e si progetta pensando in maniera innovativa e rendendo ogni oggetto il più interattivo possibile.
I tre principali tipi di modellazione che vengono fatte all’interno di questi laboratori digitali sono: tridimensionale, la parametrica e le applicazioni Arduino. Quest’ultimo è una scheda elettronica di piccole dimensioni con un microcontrollore e circuiteria di contorno, che risulta utile per creare velocemente prototipi sia per scopi hobbistici che didattici. L’aspetto più interessante è che con questo tipo di applicazione si possono realizzare in modo rapido e semplice piccoli dispositivi come controllori di luci, di velocità per motori, sensori di luce, temperatura e umidità e molti altri progetti che utilizzano sensori, attuatori e comunicazione con altri dispositivi.
Come una storia che si rispetti, anche l’evento ha seguito una sua narrazione, passando dalla presentazione del digital manufacturing alla sua applicabilità attraverso i fablab o maker-lab e una modalità di finanziamento che parte dal basso. Lo step successivo è stato capire come comunicare queste potenzialità assieme a Marco Bettiol, autore del libro Raccontare il Made in Italy.
Bettiol, infatti, ci ha spiegato come raccontarlo, quali sono i punti di forza che devono essere comunicati e che consentono una differenziazione. Le due vere chiavi del successo per comunicare in modo efficace il Made in Italy sono: storytelling e community, creando e generando dei contenuti rivolti ai consumatori più attenti e che siano in grado di trasmettere i valori, la storia e la qualità manifatturiera che caratterizzano il prodotto.
Un’altra ospite, Bianca Marchiorio di BLANCHARME, è giovane ragazza che vive e lavora a Madrid e ci ha presentato le sue collezioni di gioielli realizzati grazie all’uso della stampante 3D in una forma del tutto nuova ed innovativa: si tratta di una stampante al forno di porcellana attraverso la quale produce piccole e simpatiche creazioni di gioielli a forma di conigli. Bianca possiede cinque negozi il cui spirito ed ambientazione uniscono il design al mondo della moda.
L’ultimo intervento ha visto come protagonista Giulia Favaretto di Exnovo e Bijouets. Giulia ci ha raccontato del Made in Italy ambientato nel mondo lighting e del fashion. La tecnologia usata nella produzione dei gioielli è molto innovativa e tecnologica: si tratta di una tecnologia chiamata sinterizzazione laser selettiva e il materiale utilizzato è il nylon. Giulia ci ha spiegato che non vi è un limite alla creatività, si disegna e si modella in base alle doti artistiche e libere che si possiede, cercando sempre di creare qualcosa di nuovo e originale.
Per concludere, gli interventi degli ospiti del MakeIT! 2015 ci hanno fatto viaggiare tra tante diverse ed interessanti realtà del mondo digitale e tecnologico, facendoci scoprire come una semplice stampante 3D possa realizzare oggetti e strumenti utili sia sotto l’aspetto ludico che per il settore medico ed informatico.
L’avvento delle tecnologie digitali ci sta sempre più invadendo e coinvolgendo, rendendoci tutti, in fondo, un po’ più maker.
Barbara Todeschini, Camilla Favero