Lab Nike di Montebelluna, il sancta sanctorum delle scarpe

“If you don’t believe the messenger, you don’t believe the message”

Tutto il segreto è qui… forse.

Questa frase, a prima vista molto semplice, contiene una verità più grande di quanto si possa immaginare.

Ma partiamo dal principio, ovvero una quindicina di minuti prima che la frase che leggete in apertura dell’articolo mi apparisse davanti agli occhi.

È primavera da qualche giorno ormai, ma nonostante ciò la pioggia scivola rapida sul parabrezza della macchina, mentre raggiungiamo l’unico centro di produzione Nike in Italia, e come la nostra macchina rallenta e parcheggia vicino all’ingresso, anche la pioggia sembra cessare momentaneamente; come se ci concedesse il favore di raggiungere asciutti l’atrio dello stabilimento.

Ma la pioggia non faceva per me, non era altro che una semplice e poco rumorosa compagna, tutta la mia attenzione era rivolta alla visita aziendale del giorno; infatti sarei entrato in quel mondo magico dove vengono prodotte le scarpe dei maggiori esponenti della storia del calcio: da Maldini a Pogba, da Neymar a Ibrahimovic. Un sogno per tutti, grandi e piccini, che grazie a MARKETERs Club ho potuto realizzare.

Processed with VSCOcam with g3 presetSi entra.

Matteo Tessaro, Product Operations Director, ci apre la porta e ancora prima che questa si richiuda alle spalle, ci vengono offerte dieci tazzine di caffè nero fumante, che accettiamo tutti di buon grado.

Ci spostiamo in cucina e qui facciamo la conoscenza di Amanda Tucker, General Manager Footwear, e di altri colleghi, i quali condividono con noi i loro biscotti, come se fossimo dei nipoti venuti a trovare gli zii, e ci intrattengono raccontandoci le loro vite e la loro quotidianità in ufficio.

L’atmosfera che si respira mi piace. Anzi, noto che piace a tutti.

Con lo stomaco pieno ci fanno accomodare nella sala riunioni, dove Amanda, con una parlata che risente ben poco del suo accento americano, ci fa letteralmente sognare ad occhi aperti, raccontandoci tutta la storia che si nasconde dietro al logo Nike, il cosiddetto “Swoosh”.

La storia è ben impastata di volontà, carisma, rischio, coraggio, audacia e collaborazione, senza ovviamente dimenticarci di quel briciolo di fortuna che, il più delle volte, caratterizza le grandi imprese.

Ma il punto nevralgico di questa storia è sempre stato il messaggero. Trovare il messaggio da trasmettere è stato, per assurdo più facile, afferma Amanda. Il messaggio di Nike è sempre stato semplice: “grazie ai nostri prodotti le prestazioni atletiche saranno migliori”; più facile a dirsi, però, che a dimostrarsi. Per questo motivo, sin dagli albori, Nike si è focalizzata su personaggi chiave dello sport, personaggi dotati di gran carisma e di leadership, investendo molto per renderli testimonial della sua ideologia, dei suoi valori. Questa scelta, a posteriori, si è rivelata azzecata.

nike artigianalità lab montebellunaIn questa mezz’ora di presentazione penso di aver consumato meno calorie di quando dormo, d’essermi mosso meno di un cavallo stremato a terra dalla fatica, tanta era la mia concentrazione e il mio interesse per ciò che diceva Amanda riguardo la storia e i grandi rischi corsi da Nike nei suoi decenni di vita.

Lei conclude il suo discorso spronandoci di osare sempre, e ci lascia nelle mani di Matteo che ci accompagna nel “retro” dello stabilimento, dove vengono prodotte circa quindici paia di scarpe al giorno che vestiranno i piedi probabilmente più valutati e più apprezzati al mondo.

Il laboratorio è uno spazio modesto in cui un’elité composta da una decina di persone lavora alle scarpe dei numeri uno del calcio e il fatto che questi fossero italiani mi ha reso veramente molto orgoglioso e fiero.

Siamo tutti con gli occhi sgranati, affascinati da questi “centauri”, né uomini né cavalli, né ingegneri né artigiani: un unicum che attraverso le proprie mani, e con il sostegno di qualche macchina, è in grado di creare scarpe delle più svariate forme, del più solido e leggero materiale e dei più sgargianti colori.

nike lab montebellunaMi ci avessero portato da bambino in un posto del genere penso che avrei passato più di una dozzina di ore al suo interno; oggi invece penso che potrei starvi tre giorni prima di avvicinarmi alle finestre e rendermi conto che esiste anche un mondo lì fuori.

Ormai conosciamo tutti i segreti della produzione di scarpe di Nike, e così la conversazione si sposta su aneddoti e vicende vissute in prima persona dai presenti. Tra questi emerge Mauro Bianchin, Athletes Service Manager, che rincorrendo di settimana in settimana i vari campioni, ha così tante storie su di loro da raccontare che un libro di media grandezza forse non basterebbe per scriverle tutte.

Così tra calzini rotti incorniciati, risate e gigantografie di piedi sul muro ci spostiamo nel “campetto” attiguo alla struttura. Qui vengono effettuati i primi test sulle scarpe fatte indossare dalle squadre della Nike Academy.

Su quell’erba, che sente i tacchetti delle scarpe due anni prima che un Cristiano Ronaldo possa soppesarle sulla mano, noi abbiamo fatto la nostra foto di rito e conclusiva di questa splendida giornata.

Per chi poi credesse al caso, usciti da lì il sole splendeva alto nel cielo.

Francesco Baldi Guarinoni

 

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