“As manufacturing goes digital, it will change out of all recognition”.
Questo è il pensiero di Paul Markillie, scrittore dell’Economist specializzato nei temi inerenti alle nuove tecnologie e alle loro implicazioni nel business.
In queste poche parole è racchiuso il nuovo pensiero che sta dominando il mondo artigianale e manifatturiero: il digital manufacturing inteso come “costruire cose” rappresenta decisamente il futuro dell’artigianato. Si tratta, a tutti gli effetti, di un cambiamento della percezione del “fare con le mani” che lo stesso Economist ha definito come “Terza Rivoluzione Industriale”. E si tratta di una vera e propria trasformazione abbinata all’evoluzione che quindi va percepita, imparata e metabolizzata.
Apprendere e quindi formare i ragazzi verso questo nuovo mondo è lo scopo e l’obiettivo di “Fablab a Scuola”: un progetto nato su iniziativa di Fondazione Nord Est e con il contributo di diversi partner: Ginger (crowdfunding), DWSSystems (stampanti 3D), Roland (tecnologie digitali generiche) e UniCredit (partner finanziario).
In questo laboratorio tecnologico in cui si utilizzano strumenti altamente innovativi come per esempio stampanti 3D, laser cutter e frese a controllo numerico. Si tratta in sostanza di un nuovo metodo attraverso il quale le aziende entrano in contatto con la giovane generazione per sensibilizzarla e istruirla verso il pensiero scientifico. All’interno di questi laboratori digitali i ragazzi imparano ad usare i macchinari più innovativi e gli artigiani, grazie alle nuove tecnologie, cambiano il modo di fare le cose e acquistano nuove dimensioni produttive.
A fronte di un futuro sempre più digitale, che così lontano poi non sembra, emerge chiaramente quanto queste oasi di creatività e di innovazione siano essenziali alla nostra economia e società, alle nostre città, al cambiamento della cultura globale. Tale processo di trasformazione del modo di fare e pensare va quindi integrato con una rete di FabLab nelle scuole: si tratta di unire le due strade verso un’unica direzione per poter permettere ai ragazzi di diventare produttivi di idee originali e saper reggere la competizione nel mondo digitale. Per attuare tale progetto, sono necessarie risorse finanziarie per acquistare i macchinari e tutto il materiale indispensabile per farli funzionare. Occorre avviare rapporti di collaborazione con le imprese del territorio e cercare sponsorizzazioni per connessioni informatiche e di rete.
Quindi essendo il FabLab un’area di prototipazione aperta a tutti, in cui la tecnologia è collaborativa e diffusa, ben si confà un finanziamento e che risponde alle stesse logiche. Ecco perché si è deciso di puntare sul crowdfunding: si tratta di un fenomeno americano che consiste nella riappropriazione dal basso dell’oggetto culturale, cioè coinvolgendo la collettività pubblica. È un processo di finanziamento che mobilita persone e risorse, in cui vengono richieste donazioni da parte del pubblico per realizzare un progetto o il pubblico partecipa con donazioni per creare un proprio progetto che verrà poi implementato.
La parte innovativa di questa pratica sta nel fatto che è il web, la piattaforma che permette l’incontro e la collaborazione dei soggetti coinvolti in un progetto di crowdfunding. Nei paesi anglosassoni si parla di crowdfunding già da anni ed è diventato il canale principale di finanziamento per le start up innovative.
Ma perché puntare su questa pratica? Per sfruttare le sue potenzialità, dal momento che attraverso la rete si riesce ad allargare il proprio campo d’azione, ma anche per mantenere una propria indipendenza gestionale. Il punto di riferimento dell’intera iniziativa “Fablab a scuola” è stato puntare sulla costruzione di maker lab (dei veri e propri “laboratori del fare”) attraverso la piattaforma “Fablabascuola.it”, nella quale ogni scuola attiverà una campagna di crowdfunding, che sarà gestita direttamente dagli studenti. Saranno loro a definire l’ammontare delle risorse da raccogliere in base alle tecnologie che riterranno utili per il loro fablab, a pianificare la strategia di promozione della campagna e a coinvolgere il territorio.
Tutto questo perché si vogliono formare i ragazzi facendo comprendere loro che l’innovazione non caratterizza solo l’idea, ma anche la sua promozione. In questo modo, l’intera costruzione del fablab si baserà sull’esperienza collaborativa: un luogo aperto a tutti e finanziato da tutti. Per sostenere le diverse idee è sufficiente un click e per ogni donazione i ragazzi hanno previsto una ricompensa: un’ora di pilotaggio di droni, un portachiavi stampato con una stampante 3D, biglietti realizzati con laser cutter e così via.
L’obiettivo ambizioso che Fondazione Nord Est, con il sostegno di UniCredit, si è data puntando sul crowdfunding per lanciare il progetto Fablab a scuola, è stata quella di voler coinvolgere direttamente aziende, associazioni, famiglie e privati per la realizzazione di una rete di laboratori didattici hi-tech negli istituti superiori del Nord Est. Sin dall’inizio lo scopo è stato quello di aggiornare ed accrescere le competenze dei giovani, trovando terreno fertile nel modello produttivo del Nord Est che da sempre poggia le sue radici sull’artigianalità. Attraverso Fablab a scuola è possibile creare un filo conduttore tra i banchi di scuola e tutti i protagonisti della comunità territoriale in cui si sviluppa (famiglie, imprese, banche e altre istituzioni del territorio), generando il nuovo motore produttivo e occupazionale a servizio del Nord Est.
Ecco che il “fatto su misura” si rinnova e prende nuova forma, con l’obiettivo di coinvolgere sempre di più il cliente, ma senza mai mettere in secondo piano la creatività e il know how degli artigiani. Cliente che prende un’accezione più ampia e che diventa collettività, in cui i maker lab e i progetti come Fablab a scuola aprono le porte verso un’innovazione sociale e non puramente tecnologica.
Camilla Favero