Cos’è la Digital Chart per un Influencer?

In occasione del nuovo evento del MARKETERs Club Torino, MARKETERs Generation: Swipe Up – Into Creators’ Life, diamo spazio a un aspetto del mondo degli influencer non sempre messo in luce, ovvero l’aspetto giuridico, con particolare attenzione per la Digital Chart.

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Il mestiere dell’Influencer incuriosisce e affascina non solo i follower ma anche brand e aziende, sempre più interessate a farne delle icone per accrescere la visibilità di un prodotto o servizio. Gli influencer sono blogger, videomaker, content creator, youtuber, personaggi pubblici che, appunto, influenzano e orientano opinioni e scelte del loro pubblico attraverso l’interazione sui social media. Alcuni di loro sono poi specializzati in un determinato ambito, dal food al gaming, dalla moda ai viaggi, e sono detti “micro” o “nano” influencer. Il loro lavoro si basa su una selezione di argomenti e tematiche che compongono un piano editoriale per la condivisione di post e stories. Pongono poi particolare attenzione all’immagine, che ha un ruolo chiave soprattutto nella sponsorizzazione di prodotti. Ad esempio, non bisogna dimenticare che le Instagram Stories sono uno strumento potente attraverso il quale si influisce sui consumi del pubblico!

Non devono mancare dunque gli accorgimenti per essere efficaci ma, al tempo stesso, trasparenti, dimostrando di seguire le giuste advertising rules.

Quali sono allora gli aspetti giuridici legati all’essere influencer di cui nessuno parla?

Ma, prima di tutto, perché questa domanda?

Perché il 5 dicembre il MARKETERs Club Torino presenterà il suo prossimo evento: MARKETERs Generation: Swipe Up – Into Creators’ Life. Questa volta si svolgerà in versione digitale e sarà focalizzato sul mondo di influencer e content creators, tra adv, marketing e personal branding. Cominciare ad approfondire il loro mondo è sicuramente una buona idea per arrivare preparati!

Cos’è la Digital Chart?

Ebbene, anche gli influencer devono attenersi a un insieme di regole nel momento in cui appaiono pubblicamente sul web. Le pratiche che scandiscono il loro lavoro sono relativamente nuove e si fondano su importanti aspetti giuridici.

La necessità di regolamentare la pubblicità online è sorta in primo luogo quando l’AGCM (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato) ha sollecitato i brand e chiunque sponsorizzasse un prodotto a rendere riconoscibile la pubblicità attraverso hashtag come #pubblicità, #incollaborazionecon, #sponsorizzatoda o #adv, per evitare di incorrere, anche sui social, a sanzioni riguardanti la pubblicità occulta. A questo proposito è giusto accennare all’Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria (IAP): si tratta di un’associazione di cui fanno parte diverse grandi aziende, agenzie e consulenti che hanno scelto di aderire a un codice di autoregolamentazione composto di titoli e articoli, con cui si intende rendere la comunicazione commerciale veritiera e attenta al consumatore, che ne è influenzato. All’interno dell’Istituto, fondamentali sono:

  • il Comitato di Controllo per la tutela del consumatore;
  • il Giurì, che si occupa di giudicare ogni azione a scopo pubblicitario.

 

In un mondo sempre più digitale, orientato verso l’online advertising, è stato però necessario introdurre un altro codice di regole, dedicato al sistema della pubblicità in rete: la Digital Chart.
Secondo il documento ufficiale, i focus principali della Digital Chart, le cui linee guida riguardano chi opera all’interno dei social media, sono:

  • la riconoscibilità, ovvero l’azione di “rendere manifesta la finalità promozionale attraverso idonei accorgimenti”;
  • l’endorsement, cioè l’utilizzo di un prodotto per la promozione dello stesso;
  • i video, nei quali devono sempre essere inserite le avvertenze dello scopo promozionale;
  • gli inviti a eventi;
  • i contenuti generati dagli utenti;
  • le in-feed units, contenuti testuali creati per un determinato medium con il relativo formato;
  • le paid search units, che riguardano il posizionamento dell’oggetto o brand sponsorizzato in una posizione di rilievo rispetto agli altri;
  • i recommendation widgets, ovvero contenuti suggeriti all’utente con fine promozionale, che devono essere evidenti e indicare chiaramente la presenza di un contenuto sponsorizzato;
  • le app con contenuto pubblicitario e i giochi promozionali.

 

Per ciascuno di questi casi, la Digital Chart diviene uno strumento di risposta al mercato e al consumatore. Quest’ultimo deve infatti essere messo al corrente dei rapporti tra l’influencer e l’azienda con cui ha deciso di collaborare mediante un accordo per la promozione di un prodotto o del brand.
Il caso dei vlogger, poi, è quello che mette in risalto anche pratiche come il product placement e il disclaimer verbale, che, secondo le advertising rules, deve mostrare chiaramente quale brand o azienda ha inviato all’influencer il prodotto da lui stesso presentato e testato.

L’adesione al Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale (C.A.), sebbene non sia obbligatoria, porta benefici a ogni aderente. Grazie alla regolamentazione infatti, aumentano la credibilità e l’autorevolezza di chi promuove un prodotto: il personaggio pubblico si dimostra in questo modo sempre più vicino a chi lo osserva e seriamente impegnato a favore del consumatore o, meglio, dei suoi più affezionati follower, ai quali suggerisce il meglio.

Ricapitolando, come in ogni mercato pubblicitario, anche gli influencer seguono delle regole (e ora sappiamo quali) e la formula perfetta secondo la Digital Chart è quella dell’adv riconoscibile. Dunque, cari influencer, ricordate gli hashtag principali all’interno delle vostre Instagram Stories!

 

Autore: Maria Macrì.