4 LEZIONI DI EMOTIONAL SPORTS MARKETING APPRESE AL MARKETERS DAY 2015

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Cosa mi ha lasciato l’#MDay15? Qui di seguito ciò che porterò via con me, ho seguito l’Hype e lui seguirà me.

Fischio d’inizio.

Il professor Mancin si aggiudica subito l’attenzione degli spalti quando esordisce con:

Nel vocabolario sport e sesso hanno la stessa definizione: attività fisica che porta piacere.

E così usciamo subito dai numeri e dalla ragioneria e piombiamo di petto nel magico mondo dell’Emotional Sports Marketing. Chiude l’intervento con un assist:

Quando si stimolano le emozioni, si ricorda perfettamente tutto quello che è successo in un contesto; lo sport è in grado di suscitare sensazioni forti e fissare quindi nella mente un particolare ricordo, anche di un brand.

NIKE

Curva Nord e Curva Sud applaudono moltissimo la frase:

Del prossimo ospite i professori dicevano “bravo ma si applica poco” abbiamo con noi il Football Events Manager di Nike Italia, Floriano Macchione.

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Come una ricompensa dopo anni di lavoro, come la dimostrazione che Passione è molto, molto di più di un 110 e Lode. La mission di Nike mi ha personalmente entusiasmato (forse perché NON sono un’atleta? Mi sono sentita coinvolta, quasi quasi inizio a correre…).

Bring innovation and inspiration to every athlete in the world, if you have a body you are an athlete.

Tifoseria agganciata anche per Floriano, che gioca la partita nel migliore dei modi.

Il ragazzino che vede Neymar in campo, vuole le sue scarpe e per far questo serve un Marketing molto forte: costano 250€ e sono sold out ovunque, anche in negozio, dove c’è l’esperienza totale di marca.

Di quel modello il numero non va sotto il 40 ma Neymar è il calciatore più apprezzato dai bambini e allora è stato creato anche per loro. Il bambino che riesce a convincere la mamma a spendere 180€ per una scarpa, pur non essendo professionista, è sì marketing ma anche emozione.

L’ispirazione può essere paragonata all’emozione. Nike è un brand ispirazionale e la maggior parte degli investimenti li riserva al marketing. Il consumatore è al centro e insieme a lui si muove l’innovazione, la quale si fonda su ricerca, lavoro manuale ed operai.

Si può investire in innovazione ma non si può creare rivoluzione, si tratta comunque di scarpe da calcio o maglie con cui giocare. Si può però portare la tecnologia in prodotti diversi, ecco perché parte della filosofia di Nike è be a sponge.

Il consumatore non deve subire la strategia, ma bensì farne parte: la passione è l’enable principale.

La creazione di una storia attorno ad ogni prodotto giustifica il prezzo e spinge il consumatore all’acquisto.

“La più grande sfida per me oggi era farvi capire in 20 slide quello che sta dietro, alle spalle di ogni azione c’è una storia, nulla è fatto per caso”.

Standing Ovation. “Complimenti! Veramente! Mi è tornata la voglia di giocare a calcio”, dice qualcuno, fra il pubblico.

GoPro

Uno a zero, palla al centro. Entra il secondo ospite, Michele Moncassola Marketing Manager di Athena, distributore GoPro Italia dal 2009.

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GoPro, brand sportivo che ha posto la passione dei consumatori al centro, mettendo a disposizione piattaforme social che permettono audience mondiale. Il consumatore è quindi il principale strumento di marketing, è direttamente coinvolto nel brand. Nel 2014 si è giunti a 4 anni di contenuti condivisi dagli utenti e GoPro è il canale più seguito al mondo.

Da Be a Hero a This is your life, be a hero. GoPro vuole concentrarsi non solo sulla passione per lo sport ma sulla passione in generale, da brand di taglio sportivo a brand che sostiene il fatto che non importa che sport tu pratichi, importa la passione che hai.

Intervallo, l’arbitro manda tutti negli spogliatoi a bere un thè caldo (volevo solo dimostrarvi che qualche partita di calcio l’ho vista nella mia vita, in realtà erano penne al pesto).

Si ritorna in campo, dopo l’intervallo, la playlist azzeccatissima, gli ultimi raggi di sole e dei dolci buonissimi.

The North Face

Ultima sostituzione del match: Giorgio Saviane – Senior Brand Manager The North Face Italia, cafoscarino d’origine (mi piace dirlo).

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The North Face, prodotto eccellente. Non basta più. Ci sono competitors e non si può iniziare a litigare su chi fa meglio la giacca, su quale è più impermeabile: il leader di mercato deve concentrarsi su qualcosa di diverso. Da marchio razionale quale si era ci si deve spostare su una fascia più emozionale: dare un motivo per amare il brand, non solo il prodotto.

People will always have a desire to explore what they haven’t seen.

Exploration: spingersi oltre, provare le cose per la prima volta, nella vita di tutti i giorni, non solo nello sport estremo.

Connettersi in maniera emozionale con molte più persone: è il futuro del marchio.

Molti marchi possono comunicare cosa fanno, come lo fanno, ma solo pochi perché lo fanno, l’azienda esiste al di là del fare soldi. Inspire people to live alive for an exploration.

Comunicando il “why” i consumatori si sentono a loro agio acquistando un prodotto e si riesce ad ampliare l’offerta. Da brand che parlava con pochi professionisti a brand che vuole comunicare con chi ha motivazioni, perché fai sport? Non interessa quanto e come lo fai, ma perché. In questo modo i valori del marchio e del consumatore trovano una linea comune.

Come si racconta la storia? O meglio, quale storia si vuole sentire? Non si cerca più la cima, l’impresa. Oggi si vuole vedere cosa c’è dietro, chi è l’atleta, quali sono le sue paure. Si passa da una visione monodimensionale ad una a più dimensioni, anche attraverso i social.

Exploration in the ordinary day.

Ispirare qualcuno di voi a vivere la vita in exploration, se succederà avrò speso un giorno di ferie in modo corretto. [Giorgio Saviane]

È come se la palla del goal tanto atteso fosse finita in curva e avesse regalato a tutti noi un feticcio da conservare.

Pensavamo che la partita fosse conclusa e invece arrivano i supplementari, o meglio, mi piace di più, il golden goal (non esiste più, lo so, dai, ma da profana mi piace la parola – lasciatemi una certa licenza poetica).

Nordica

Sì, perché Massimo Braconi, detto il Brac, è stata la ciliegina sulla torta, come il goal che decide la vittoria ai mondiali, tester per Nordica, maestro di sci e free rider.

Non ho preso appunti su di lui, l’ho ascoltato un po’ incantata.

Vi invito a seguire il suo sito (www. http://www.idiaridelbrac.com/) e canale YouTube, perché credo che ognuno di noi possa avere una visione differente di questo personaggio e di ciò che ha fatto della sua vita.

Vi lascio con un pezzo tratto dal suo primo film ambientato in Giappone. Sì, Golden Goal.

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È difficile scrivere, è difficile scrivere qualcosa di così forte. È difficile ma è l’unico modo che ho per trasmettere a qualcuno qualcosa. Mi hanno insegnato ad essere sempre felice, perché è vero che viviamo una volta soltanto, ma io voglio andarmene pieno di entusiasmo, con i brividi tra le fossette e la mandibola consumata dall’apertura. Voglio ricordarmi di quello che ho appreso, voglio ricordarmi di chi ho incontrato, voglio ricordarmi cosa mi hanno lasciato, tutti. Perché tutti ci lasciano qualcosa; una piccola percentuale o una quantità enorme di energia, ma tutti ci lasciano qualcosa ed è quello che sto cercando di fare per me stesso e per tutti coloro che mi stanno accompagnando, che mi hanno accompagnato e che mi accompagneranno: lasciare un segno. Lasciare qualcosa perché possa essere ricordato e perché possa far catturare un pensiero positivo. Sempre. Proseguo il mio viaggio colmo di energie e le mie gambe assieme al mio spirito, sembrano non voler mollare.

Siamo milioni e siamo liberi.

Ispirazione, motivazione, esplorazione ed entusiasmo hanno segnato questo Marketers Day 2015, facendoci riflettere su molti spunti che porteremo con noi all’Università o al lavoro.

Come un fil rouge che unisce la filosofia del club a ciò che faremo nella vita, che sia lavoro, viaggio, delusione, traguardo… non fermiamoci alla superficie, non siamo miopi, guardiamo oltre.

Grazie Marketers Club

Beatrice M.