Ieri, 25 Febbraio, noi di Marketers abbiamo presenziato al convegno “The start-up winner is…come valutare e scegliere una start up” tenutosi a Padova e fase conclusiva del progetto Ready2Start che si propone di:
- dare sostegno alle attività radicate sul territorio che stanno vedendo opportunità di crescita e innovazione nelle start up;
- creare nel tessuto economico già esistente le competenze necessarie allo sviluppo delle start up;
- far incontrare i giovani e le loro idee con gli imprenditori che hanno a disposizione organizzazione e capitali e garantire loro l’accesso ai servizi necessari.
Con questi propositi nasce il progetto Rebound, quest’anno alla sua seconda edizione con 83 partecipanti dei quali, ieri, erano presenti solo i 6 finalisti che avranno accesso ad un percorso di formazione e consulenza.
Tra i saluti di rito spicca quello di Augusto Coppola, uno dei giudici e fondatore di InnovAction Lab (un corso per startuppers che permette di portare la propria idea direttamente davanti agli investitori ) che racconta le ragioni principali che l’hanno spinto ad avviare la sua attività.
La prima è che all’estero i giovani italiani sono considerati come bravi, ma con un problema: “non riconoscono un’opportunità neanche se questa si alza e gli tira uno schiaffo in faccia” e , in secondo luogo, per la volontà di contrastare la cosiddetta “sindrome del Palio di Siena”.
Questa, infatti, è un fenomeno che va ad indicare la tendenza degli Italiani ad evitare le competizioni a causa dell’insegnamento scolastico tendenzialmente contrario a esse e qualora, invece, si decidano a competere, è una competizione spesso caratterizzata da un atteggiamento ostile incentrato sull’ottenimento della rovina altrui piuttosto che del proprio successo, come se si trattasse di un gioco a somma zero: devono imparare che, invece, esistono anche i giochi a somma positiva (coopetition).
Coppola, invece, si propone di lavorare solo con persone le persone che vogliono essere sfidate, per cui il metodo didattico di InnovAction Lab è sottoporre ai partecipanti solo i problemi, senza mai fornire loro le soluzioni: chi ce la farà a risolverli?
I ragazzi di Rebound hanno poi esposto la loro idea imprenditoriale al pubblico ed alla giuria in un discorso di tre minuti a testa con successive domande. Tutti i team erano interessanti, avevano idee in fase di sviluppo più o meno avanzata ed erano seriamente intenzionati a portarle sul mercato.
I primi due classificati hanno proposto protesi polivalenti per la rigenerazione tissutale e una zappatrice automatizzata. Gli altri progetti invece si sono concentrati sulla navigazione indoor, su uno strumento innovativo di analisi delle miscele, sulla riabilitazione da danni neurologici attraverso applicazioni interattive e sui servizi di supporto alla didattica.
Tutti i team erano composti da giovani capaci che hanno trovato il coraggio di buttare il cuore oltre l’ostacolo per cercare di realizzare i loro sogni.
Chi vuol essere il prossimo?