Marketerms: la “sharing economy”

condividere è il nuovo modo di comprare

into the wild sharing happiness only real when shared

Con l’espressione sharing economy si intende un insieme di pratiche di consumo tra “pari” che prediligono il riuso anziché l’acquisto e inoltre l’accesso a beni e servizi piuttosto che la loro proprietà. Nonostante questa prima definizione, le forme e le prassi di condivisione e collaborazione tra persone sono talmente tante che non è ancora stato concordato un concetto univoco di sharing economy.

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“Happiness only real when shared”

Christopher McCandless

Sebbene l’idea di “consumo collaborativo” non sia nuova (si pensi per esempio alle cooperative di consumo), l’attuale diffusione e risonanza mediatica di tale fenomeno sono dovute alla contingente difficoltà che i modelli tradizionali di scambio e ridistribuzione stanno attraversando e dalla pervasività delle tecnologie internet-based. A tal proposito, sono numerosissime le piattaforme online che permettono la condivisione di risorse tra utenti: dai passaggi in auto, alle abitazioni, al tempo. Dietro ciascuna di queste piattaforme spesso vi sono organizzazioni (in genere startup innovative) che lavorano, da una parte, per diffondere la cultura della condivisione tra persone, e, dall’altra, per costruire un modello di business scalabile e sostenibile nel tempo. Da questo punto di vista, dunque, la sharing economy presenta delle potenzialità imprenditoriali e di crescita economica.

La sharing economy è composta da fattori abilitanti quali:

  • la capacità inutilizzata insita nelle risorse esistenti, come il sedile vuoto di un’auto in un viaggio da Milano a Napoli;
  • il raggiungimento di una massa critica di utenti, che aumenta le probabilità di trovare un passeggero disposto a occupare quel sedile;
  • le tecnologie digitali e internet-based, come la piattaforma online su cui è possibile pubblicare e ricercare l’offerta di passaggio in auto da Milano a Napoli;
  • la fiducia tra utenti, come presupposto affinché il viaggio da Milano a Napoli in auto possa essere condiviso anche tra persone sconosciute.

 

Restando sul tema della mobilità collaborativa, il caso più celebre e che, per metonimia, viene ormai quasi associato al fenomeno stesso della sharing economy, è BlaBlaCar.
Blablacar in Italia mette a disposizione della propria community di utenti (quasi 20 milioni in tutti il mondo) una piattaforma infomediaria di offerte e richieste di passaggi in auto su lunga tratta. Ogni conducente può decidere il prezzo del passaggio, il numero massimo di passeggeri, la grandezza del bagaglio a seguito, le eventuali tappe intermedie e persino se sono ammessi o meno animali. Il tutto condito da un’informalità nel rapporto tra conducente e passeggeri che è l’animo del progetto Blablacar. Al termine del viaggio, ogni passeggero paga al conducente il corrispettivo “contributo spese di viaggio”. Inoltre, il conducente e i passeggeri possono lasciare un feedback sui compagni di viaggio. Questo contribuisce a generare un sistema reputazionale autoalimentato dalla community.

Perché le persone condividono sharing economy
Motivi per cui le persone condividono

Quello della sharing economy è un trend che sta acquisendo sempre più i connotati di un vero e proprio mercato complementare a quello tradizionale. Dalla sua crescita possono dipendere benefici in termini sociali ed economici a vantaggio d’imprese tradizionali e nuove, cittadini e pubbliche amministrazioni. Affinché ciò avvenga, però, è necessaria la maturità del fenomeno stesso che andrebbe studiato, favorito, disciplinato.

Fabio Curci